Grazie ad una conferenza del 6 dicembre 2019, promossa da Energia Wind 2020 e dalla provincia di Rimini, noi di Legambiente Valmarecchia abbiamo assistito alla presentazione di un progetto ambizioso ed affascinante. Il professor Jeorg Schweizer dell’Università di Bologna ha illustrato i risultati raccolti e rielaborati dai dipartimenti di ingegneria e di economia, riguardanti la possibilità di creare un parco eolico a largo delle coste di Rimini. È stato possibile, infatti, studiare le caratteristiche dei venti locali grazie alla presenza di anemometri sulla piattaforma Azalea B appartenente ad ENI, che hanno raccolto quei preziosi dati necessari per elaborare un piano realizzabile.
Piattaforma Azalea B
L’ideale per Rimini, secondo gli studi del professor Schweizer e del suo team, sarebbe costruire un sito dotato di 60 turbine molto alte (circa 125 metri, per sfruttare i venti più veloci e quindi carichi di energia), e dare una nuova vita alle piattaforme per l’estrazione del metano già presenti nei nostri mari. Queste, principalmente di proprietà di ENI, sono destinate ad essere smantellate e smaltite nel prossimo futuro – a causa dell’esaurirsi del gas estraibile. L’opzione proposta dai ricercatori, invece, è quella di convertirle nelle piattaforme di supporto logistico tanto necessarie per le turbine eoliche, sfruttando anche i cavi sottomarini (di realizzazione estremamente costosa) già installati per collegarle alla terraferma. Si andrebbero così a produrre, complessivamente, circa 216MW e 25 milioni di euro in 30 anni (per quanto questa stima dipenda fortemente dal prezzo dell’energia). I bassi fondali marini e la scarsa intensità delle correnti rappresentano condizioni molto favorevoli alla costruzione di questi impianti, che risulterebbero più leggeri di quelli, per esempio, sfruttati nel Mare del Nord, dove l’intensità del vento è nettamente superiore. Un peso minore si tradurrebbe anche in un risparmio economico, dal momento che la capacità di carico delle navi è inevitabilmente limitata, ed il noleggio di un’imbarcazione in grado di trasportare questo genere di strutture richiede fino ad 80mila euro al giorno.
Convegno Eolico Offshore in Adriatico
La realizzazione di un simile progetto aiuterebbe il Paese a raggiungere gli obiettivi europei per il 2030 (che prevedono che il 27% dell’energia consumata provenga da risorse rinnovabili) e inaugurando lo sfruttamento di questa portentosa fonte di energia.
Per quanto l’Italia si stia progressivamente muovendo verso un futuro più sostenibile, oggi solo il 13% dell’elettricità di cui tutti noi usufruiamo deriva da fonti “green”, principalmente grazie a impianti geotermici, fotovoltaici ed idroelettrici.
Ci si serve, invece, molto poco del vento. Non si tratta di una risorsa che scarseggia nel nostro Paese, ha spiegato l’ingegner Alberto Rossi, parte dell’Ufficio Progetti Europei. Ci sono, tuttavia, enormi difficoltà per tutti gli enti – pubblici e privati – che desiderano dare vita a questo genere di progetto; un alto numero di anni e di fondi sono necessari, tipicamente, per sviscerare questioni burocratiche e cavilli che tendono a scoraggiare gli investitori. La legislazione attuale, inoltre, richiede che gli impianti raggiungano prestazioni estremamente elevate per essere realizzati, ma questi livelli di efficienza non sono ancora raggiungibili dalle attuali tecnologie che sfruttano l’energia eolica.
L’assessora al bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità dell’Emilia-Romagna, Emma Petitti, ha riconosciuto come il quadro legislativo attuale limiti fortemente le opportunità di investimento e di crescita in questo settore, quadro che mira principalmente a tutelare la fauna ed il ricchissimo paesaggio italiano. Ha ricordato che è in corso il processo di traduzione in norme degli obiettivi europei di sviluppo sostenibile, processo che già nel 2017 ha portato alla luce la Legge Quadro dell’Energia e il Piano Energetico Regionale e alla partecipazione a diversi progetti europei incentrati su questi temi. Si tratta, chiaramente, di un “work in progress” che richiede la partecipazione di una pluralità di soggetti con una moltitudine di obiettivi differenti, ricercando uno sfruttamento intelligente delle risorse.
Con questa conferenza, diversi esperti hanno ricordato l’importanza di coordinare gli sforzi. Non si parla solo del settore pubblico e di quello privato, ma di una collaborazione tra i vari rami dell’economia, dal turismo all’energia, dall’agroalimentare ai trasporti, senza dimenticare il contributo che può dare la nostra associazione. Realizzare progetti sostenibili significa unire le conoscenze, le energie e gli sforzi di una miriade di attori differenti, esplorando sempre nuove soluzioni nel rispetto dell’ambiente e dei diritti delle presenti e future generazioni.
Articolo di Camilla Bonardelli per Legambiente Valmarecchia
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